Una sera, l’anima del vino cantava nelle bottiglie:
«Uomo, verso di te io lancio, o caro diseredato,
Da sotto la mia prigione di vetro e le mie chiusure vermiglie,
Un canto pieno di luce e fraternità!So bene, sulla collina in fiamme,
Quanta fatica ci vuole, quanto sudore e quanto sole cocente
Per generare la mia vita e per donarmi un’anima;
Ma non sarò né ingrato né malevolo,Perchè provo una gioia immensa quando scendo
Nella gola d’un uomo sfinito dai suoi lavori,
E il suo caldo petto diviene una dolce tomba
Dove mi trovo assai meglio che nelle mie fredde cantine.